Sistema bonus malus Rc auto da riformare? Assoutenti dice no ad Ania e Ivass

Fra le associazioni dei consumatori più combattive in tema assicurazioni auto, c’è Assoutenti. Una straordianaria realtà italiana, in difesa dei cittadini. Con il responsabile Rc auto Stefano Mannacio che è un numero uno assoluto del ramo, temutissimo dalle compagnie. Adesso, l’argomento caldo è il sistema bonus malus Rc auto che sarebbe da riformare secondo Ania (Associazione delle assicurazioni) e Ivass (Istituto di vigilanza sul comparto).
Sentiamo l’Ivass per capirci di più. Auspicabile “una complessiva revisione del sistema bonus malus Rc auto dall’attuale impostazione unidimensionale (il numero dei sinistri) a una propriamente multidimensionale”. Perché? Considerato che esso è diventato ormai largamente inefficace, colpito nel tempo da interventi normativi stratificati e sovente tra loro non armonizzati. Incapace di svolgere al meglio il compito delicato ma cruciale di fornire un’affidabile, trasparente e universale misurazione del rischio di guida, chiosa l’Ivass.
In particolare, il decreto Bersani del 2007 e la Rca familiare fanno entrare in prima classe di merito gli automobilisti che mai e poi mai hanno guadagnano le stellette sul campo di battaglia: ereditano comodamente la classe di papà o mammà.
Dura la reazione di Assoutenti: “L’addio al bonus malus comporterebbe benefici unicamente per le compagnie di assicurazioni. Determinerebbe forti incrementi delle tariffe, a danno degli assicurati”. Ma Assoutenti ha nel mirino soprattutto l’Ivass: è grave, dice, “l’appoggio totale Ivass alle proposte Ania”.
E allora, quale riforma dell’Rc auto serve? Una in grado di ridurre i costi per imprese e assicurati. In tre passi.
- La portabilità totale delle polizze, come già avviene in Francia con ottimi risultati.
- L’eliminazione delle clausole vessatorie che limitano le scelte degli assicurati specie in tema di riparazione degli autoveicoli.
- In più, il superamento dell’indennizzo diretto che incrementa il rischio di frodi, introducendo al suo posto il principio del “chi rompe paga”.